venerdì 11 settembre 2009

Agricoltura biologica in Italia

(dal blog Tutti Sostenibili)
Per la prima volta l'Italia, fa sapere Coldiretti, ha perso il primato europeo nella produzione biologica a favore della Spagna. L'associazione di coltivatori diretti lo rende noto in occasione del Sana il Salone internazionale del naturale, nel sottolineare che la superficie nazionale interessata alla coltivazione nel 2008 ha subito una riduzione di circa il 12,8 per cento mentre il numero di produttori è calato del 2,6 per cento, nonostante l'aumento incoraggiante nei consumi del 5,4 per cento per i prodotti bio confezionati, sulla base dei dati Ismea/Sinab.
In Italia – sottolinea la Coldiretti - sono scesi a 42.037 i produttori di biologico mentre la superficie biologica coltivata, in conversione o interamente convertita, si è ridotta nel 2008 a poco piu' di un milione di ettari rispetto a quasi 1,3 milioni di ettari (oltre la metà in Andalusia) raggiunti dalla Spagna.
E' l'effetto - denuncia la Coldiretti delle importazioni extracomunitarie di biologico che sono triplicate negli ultimi due anni e vengono spesso “spacciate” come Made in Italy per la mancanza dell'obbligo di indicare la reale origine in etichetta. Le importazioni da paesi extracomunitari sono passate - sottolinea la Coldiretti - da 31 milioni di tonnellate del 2006, a 60 milioni di tonnellate del 2007 fino alle 90 milioni di tonnellate del 2008 Si tratta - spiega la Coldiretti - per oltre la metà di cereali proveniente sopratutto da paesi asiatici, di ortaggi africani, di colture industriali come la colza che vengono dall'est Europa, di frutta che arriva principalmente dall'America del sud e di prodotti trasformati nell'America centromeridionale ed in Africa.
L'attuale normativa europea prevede - denuncia la Coldiretti - un elenco di paesi extracomunitari (Argentina, India, Australia, Svizzera, Israele) la cui legislazione in materia di coltivazione, certificazione e commercializzazione dei prodotti biologici è stata riconosciuta equivalente al regolamento dell'Unione Europea anche se la maggioranza delle importazioni di prodotti biologici avviene ancora in base alle cosiddette "autorizzazioni d'importazione", rilasciate dalle autorità competenti dei singoli Stati Europei seguendo procedure che si basano esclusivamente sulla documentazione, senza effettuare controlli a campione in loco.

E' evidente il rischio - continua la Coldiretti - che vengano immessi sul mercato prodotti biologici che non rispettano gli stessi standard di quelli europei che peraltro vengono spacciati come Made in Italy per la mancanza dell'obbligo di indicare la provenienza in tutti i prodotti.

Di fronte a questa situazione occorre intervenire - sottolinea la Coldiretti - con misure di trasparenza introducendo al piu' presto il marchio del biologico italiano per consentire ai consumatori di fare scelte di acquisto consapevoli sulla reale origine del prodotto acquistato. Un marchio necessario anche per distinguere - precisa la Coldiretti - la produzione italiana che resta totalmente esente da Ogm nonostante il fatto che la normativa comunitaria abbia previsto la anche i prodotti biologici livelli minimi di contaminazione. Occorre, in ogni caso, che sia reso trasparente l'elenco degli importatori e accessibile la conoscenza delle quantità e della provenienza delle singole categorie di merci in modo da valutarne anche l'impatto in termini di emissione di anidride carbonica poiché - secondo la Coldiretti - solo i prodotti biologici che siano effettivamente ottenuti da coltivazioni e allevamenti territoriali sulla base della formula del Km 0 possono, in realtà, riconoscersi compatibili con i principi del Protocollo di Kyoto e in linea con le attese dei consumatori di ridotto impatto ambientale.

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